kasha raffin fierek

giovedì 1 marzo 2012

non solo lettura





Il romanzo d’esordio di Alessandro D’Avenia è una dolcissima storia d’amore e di formazione che ci riporta con la mente ai tempi del liceo e del primo amore. Leo è uno studente come tanti, ha sedici anni e una vita davanti di cui ancora non sa che fare. Ride e scherza con gli amici a scuola, adora giocare a calcetto, il suo motorino con il quale scorrazza per le strade della città insieme ai suoi amici e non si separa mai dal suo iPod. È un ragazzino intelligente e sveglio, ironico, e cinico soprattutto con i professori. A scuola, infatti, non c’è nulla di bello. Ci sono le lezioni barbose e lunghissime, i professori con cui è difficile relazionarsi. Ma un giorno in aula arriva un nuovo supplente di storia e filosofia: è giovane e sembra avere una luce diversa negli occhi. Quando spiega e parla con gli alunni li esorta a scoprire ciò che davvero interessa loro, a leggere e a documentarsi, a cercare dentro di sé la voglia di crescere.
Il professore vuole che i ragazzi maturino e imparino a trovare lo sprone a vivere al massimo, anche i sentimenti. Leonardo grazie alle parole del suo professore scopre dentro di sé una forza nuova che lo può aiutare a sconfiggere ogni cosa: ogni cosa tranne, forse, il bianco. Il bianco, infatti, è il colore dell’assenza, del vuoto, della mancanza. È un colore che a Leonardo fa paura. Il bianco caratterizza tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione, la perdita. Agli antipodi, invece c’è il rosso: il colore dell’amore, della passione, del sangue. È un colore forte e vivo, che lo attrae, proprio come Beatrice, che di rosso ha i capelli. Un sogno, infatti, Leo ce l’ha e si chiama Beatrice, anche se lei non lo immagina nemmeno. Inoltre lui ha una realtà da cui è difficile scappare, una realtà che si chiama Silvia, una ragazza affidabile e serena. Ma quando Leonardo scopre che Beatrice è ammalata e che quella malattia ha a che fare con il bianco, quel colore che lo terrorizza, il giovane farà un viaggio dentro di sé per scovare dal profondo la forza di guardare avanti, sanguinare e rinascere, per provare a credere in qualcosa di ancora più grande.

Cognac



Il cognac è un distillato di vino, maturato, corretto ed invecchiato per diversi anni in fusti di rovere. Oltre al vino, al tempo e al legno adatto, un ingrediente essenziale per la preparazione del cognac è il sole. Il suo calore è infatti necessario per conferire al legno di rovere (Quercus petraea) le giuste venature e caratteristiche (colore, profumo e porosità). Spetterà poi al bottaio e alla sua maestria il compito di tagliare e lavorare il legno, in modo da fabbricare botti da 270-450 litri capaci di conferire al cognac l'aroma ricercato. Questi piccoli capolavori di ingegneria, privi di colle, chiodi o adesivi, sono infatti un elemento essenziale per la produzione di cognac di qualità. La maturazione del distillato non avviene sempre nella stessa botte, ma si riconoscono tre fasi distinte. La prima, che dura dagli 8 ai 12 mesi, sfrutta botti appena fabbricate; è in questa fase, infatti, che il distillato assorbe dal legno tutte le sostanze necessarie ad esaltarne le caratteristiche organolettiche. CognacIn un secondo momento il distillato viene travasato in botti invecchiate, dov'è lasciato maturare per due - cinque anni; il lento scorrere del tempo fa sì che le sostanze estratte nel primo stadio subiscano una serie di processi ossidativi e di reciproca interazione chimica. Nel terzo ed eventuale passaggio, il cognac viene raccolto e conservato in contenitori di vetro per evitarne il decadimento da eccessiva maturazione.
Patria indiscussa del cognac è la regione che si estende intorno all'omonima città francese: i dipartimenti della Charentes e della Charentes-Maritime. Secondo la legislatura vigente, il "cognac" non prodotto in queste aree dev'essere commercializzato sotto il nome di Brandy.
Anche le uve utilizzate per la produzione del cognac sono prerogativa francese; si utilizzano, in particolare, tre vitigni bianchi: ugni blanc (saint-émilion), folle blanc e colombard, con predominanza del primo. Altrettanto importante risulta la microarea di coltura dei vitigni; la zona della Charentes, adibita alla loro coltivazione, è infatti divisa in sei zone ufficiali di produzione del vino, di seguito ordinate per grado di pregiatezza del cognac che da esso si ricava:
  • Grande Champagne - il clima è poco influenzato dal mare. Produce cognac pregiati, sottili, profumati, leggeri e molto persistenti al gusto; richiede un lungo invecchiamento per raggiungere la piena maturità.
  • Petite Champagne - grazie all'influsso del clima oceanico, i cognac prodotti in questa zona sono caratterizzati da un'eccellente finezza, simile a quella della Grande Champagne; vantano inoltre maggiore eleganza ma minore capacità di invecchiare.
  • Borderies - grazie al suo particolare microclima, produce acquaviti dolci e "rotonde", di maggiore gradazione ed utilizzate generalmente negli assemblaggi.
  • Fins Bois - produce cognac rotondi e morbidi, con aromi dominanti di frutta, che maturano molto in fretta (anche per questo tra tutte è la regione più produttiva).
  • Bons Bois - si producono cognac leggeri e sottili, ma piuttosto ruvidi e aggressivi, oltre che di breve durata.
  • Bois à Terroir o Bois Ordinaire - situata lungo la costa dell'oceano Atlantico, produce cognac con gusto forte e robusto, a tratti salino, utilizzati soprattutto per la frutta sotto spirito.
La nobiltà del cognac non dipende solamente dalla sua origine, ma anche dalla sua età (vedi tabella).

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