kasha raffin fierek

mercoledì 29 febbraio 2012

mani e piedi

primo consiglio :la cura delle mani e dei piedi!!!!!

Ecco ke da oggi iniziamo un viaggio bellissimo verso l' estetica e ho voluto iniziare a parlarvi delle mani e dei piedi iniziamo con le mani: Le nostre mani sono sempre in continuo movimento e proprio per questo motivo è necessaria una cura attenta. Infatti i lavori manuali, un assiduo contatto con l'acqua, l'azione del freddo e dell'inquinamento costituiscono seri pericoli per la loro bellezza.
E' consigliabile seguire quindi qualche piccolo accorgimento.

Quando le lavi
Soprattutto se ti lavi le mani più volte al giorno, è importante scegliere detergenti adatti e delicati a ph neutro o acido.
Dopo aver lavato le mani è importante asciugarle con cura, l'acqua che rimane sulla pelle infatti può renderle ruvide.
Massaggia le mani con una crema idratante specifica ogni volta che le lavi.
Per evitare che il sole estivo sia causa di rughe proteggi la pelle del dorso delle mani con una crema protettiva.
D'inverno
Il clima particolarmente freddo rende le nostre mani secche poiché altera la circolazione sanguigna e la pelle non riceve in modo adeguato le sostanze nutritive. Rossori e idratazioni vanno quindi combattuti con prodotti idratanti e nutrienti o adirittura veri e propri trattamenti antiage o antimacchia.
• In questo periodo è buona norma proteggere le mani con dei guanti imbottiti.
Contro i geloni (gonfiori causati dal freddo) un ottimo rimedio è riattivare la circolazione alternando bagni freddi e caldi per alcuni minuti.

Consigli utili
L' olio extravergine d'oliva è molto efficace nel rendere morbida e liscia la pelle delle nostre mani. Per questo prima di dormire può essere utile massaggiarle con l'olio come se fosse una normale crema.
Il contatto con i detersivi può rovinare le nostre mani: è bene usare ogni volta dei guanti di gomma per proteggerle; scegliere dei modelli foderati all'interno con un rivestimento in cotone.
Contro i geloni (gonfiori causati dal freddo) un ottimo rimedio è riattivare la circolazione alternando bagni freddi e caldi per alcuni minuti.


Piedi più belli I piedi sono spesso molto trascurati. Quando scegliamo una scarpa, il più delle volte ci limitiamo a sceglierla in base alla linea e dimenticando che potrebbero essere la causa di una serie di problemi. Inoltre dedichiamo alla loro cura pochissimo tempo, trascurando il fatto che i piedi, oltre ad essere una parte del corpo che può avere il suo fascino possono essere fonte di estremo relax.

E tu che piede hai?
Piede egizio: l'alluce è più lungo del secondo dito.
Piede quadro: la pianta ha un profilo "rettangolareggiante".
Piede a pianta larga: è anche detto piede di papera per la sua caratteristica forma.
Piede a pianta allungata: di forma affusolata, ha la pianta stretta esile e allungata.

Una pedicure perfetta da fare a casa

1. Immergi i piedi in una bacinella di acqua tiepida, aggiungendo una manciata di amido di riso.
2. Dopo una decina di minuti procedi con il taglio delle unghie, avendo cura di tagliarle non eccessivamente per evitare che si possano incarnare.
3. Usate la pietra pomice per eliminare le callosità che si possono formare sotto la pianta dei piedi.
4. Per eliminare calli più piccoli, utilizzare creme esfolianti prima ed emollienti dopo.
5. Massaggiate delicatamente il piede con creme idratanti.
6. Stendete lo smalto protettivo ed infine (se lo desiderate) quello colorato.

Quando rivolgersi all’estetista e quando al podologo?

L' estetista si occupa essenzialmente della pedicure, deve perciò effettuare tutti quei trattamenti che aiutano a mantenere i piedi in buono stato e che migliorano l'aspetto estetico.
Non può effettuare nessun tipo di prestazione di carattere terapeutico.
Il podologo è una professione sanitaria e la sua formazione è di tipo universitario.
Tratta tutti quelli che possono essere definiti problemi sanitari del piede come: calli o tilomi, unghie deformi etc.

Consigli utili: Mal di piedi? Piccoli rimedi, grande relax! Con l’arrivo dell’estate, la stagione dei sandali e delle camminate a piedi nudi, è più che mai arrivato il momento di prendersi cura dei vostri piedi ! Spesso costretti a duri sforzi, ma soprattutto a stringersi in scarpe dalle forme più strane, i nostri piedi sognano un po’ di salutare relax!

Non c'è niente di più efficace, quindi, di una buona passeggiata a piedi nudi su terreni cedevoli (come ad esempio l’erba) che meglio si adattano alla loro forma. Inoltre se siete in vacanza, il consiglio migliore è quello di fare lunghe camminate in spiaggia, con l'acqua che arrivi almeno fino al ginocchio, per tonificare, massaggiare e rilassare piedi e caviglie.

Dopo una lunga giornata, potete poi effettuare un delicato massaggio (partendo dalla pianta dei piedi per poi risalire fino al polpaccio) con una crema idratante , che non solo allevia la tensione, ma aiuta anche a ristabilire una corretta circolazione sanguigna, prevenendo così callosità e duroni.

Per ottenere un completo relax, dopo la doccia o il bagno, potete poi anche distendere le gambe su comodi cuscini , almeno per un quarto d'ora, sollevandole in modo tale che i piedi siano più in alto del capo. Quando sei a casa cercate di indossare calzature estremamente confortevoli, che permettano ai vostri piedi di avere una posizione naturale.

Per eliminare le cellule morte procuratevi, invece, una spugnetta esfoliante (o una crema che abbia la stessa funzione), passatela dolcemente sul piede e risciacquate con acqua fresca.

Un’altra cura sicuramente efficace per i vostri piedi doloranti e stanchi potrebbe essere il pediluvio , ossia l'immersione dei piedi per una ventina di minuti in acqua. Alternando l'immersione in acqua calda e fredda si riattiverete la circolazione, prevenendo le vene varicose. E' possibile unire all'acqua del sale marino, degli olii essenziali o delle erbe (come menta e lavanda) in modo da ottenere un efficace rimedio anche contro l'eccessiva sudorazione. In alternativa potete usare anche il bicarbonato; attenzione però all’abbronzatura perché il bicarbonato, a differenza del sale, ha un effetto sbiancante.

Dopo il pediluvio tagliate le unghie , che intanto si sono ammorbidite. Non utilizzate forbicine appuntite, per non creare rischiose ed inutili abrasioni e ricordatevi che le unghie dei piedi non devono essere tagliate seguendo la loro curvatura naturale, ma con un taglio diritto che non intacca gli angoli, per evitare che si incarnino.

Se volete applicate, infine, lo smalto ma ricordatevi di toglierlo dopo circa 3-5 giorni e di far passare almeno due giorni prima della successiva applicazione. In questo modo permetterete alle vostre unghie di respirare, evitando che si rammolliscano ed ingialliscano!

Rimedi naturali: Camminano, corrono, saltano, ballano, spesso costretti in scarpe dalle fogge sempre più azzardate, i nostri piedi sostengono quotidianamente tutto il peso di un corpo in continuo movimento, per questo bisognerebbe averne particolare cura .

Come in ogni altra parte del corpo, anche la pelle dei piedi ha bisogno di essere curata e mantenuta elastica .
Per ottenere un immediato miglioramento dello stato della cute, basterà svolgere un delicato massaggio con una crema emolliente.
Il movimento ideale per regalarsi un'immediata sensazione di benessere, andrebbe effettuato partendo dalla pianta dei piedi, meglio se con i pollici, per poi risalire fino al polpaccio.

Per mantenere i piedi in perfetta forma, è importante seguire alcune semplici regole di igiene, anche se ciò, a volte, potrebbe non bastare.
Piedi particolarmente stanchi e gonfi, possono trovare sollievo
mantenendo le gambe in alto , appoggiate ad un muro, per circa quindici minuti.

Per risolvere definitivamente il problema dei piedi affaticati, anche la natura viene in tuo aiuto! Ecco alcuni rimedi naturali, facili ed economici:
Un olio per massaggiare e tonificare i piedi, dopo averli lavati, è facilmente ottenibile mescolando olio di sesamo con alcune gocce di olio essenziale di chiodi di garofano.
Un rimedio efficace per i piedi freddi è un bagno alla lavanda. Prepara un infuso con fiori di lavanda, circa 50 grammi per litro d'acqua. Fai diventare l'acqua tiepida e aggiungi del sale. Tieni i piedi nel bagno per alcuni minuti e lavali poi con acqua fredda. Ripeti per due o tre volte.
Contro duroni e callosità , prepara un infuso di acqua e fiocchi d'avena; appena l'acqua è tiepida fai un lungo pediluvio.

il profumo

 

Come Scegliere Il Profumo Più Adatto A Te

La cosa più bella che il mio uomo mi ha detto? "Ti ho riconosciuta dal profumo". Ogniuno di noi deve avere un proprio profumo e mantenerlo per distinguersi dagli altri. Credo che trovare l'essenza adatta a noi sia una delle cose fondamentali per piacersi e piacere agli altri. Ti propongo una piccola guida per scoprire il profumo che più ti si addice.




 

   

ANALIZZARSI In commercio ci sono milioni di profumi non sò quale sia quello adatto a te ma possiamo scoprirlo insieme. Il primo da non considerare è sicuramente quello che hai sentito addosso a una delle tue amiche, escludilo a priori. A lei sta tanto bene ma è merito del PH della sua pelle tu pensa al tuo e decidi in base ad esso e al tuo carattere. Il profumo deve esprimere la tua personalità per poterti rappresentare. Analizza il tuo modo di essere e scopri il tuo e solo tuo profumo. Se sei una persona dinamica cerca un'aroma frizzante che sprigioni energia come quelli alla frutta, se sei romantica e dolce è sicuramente l'odore di un fiore quello che si avvcina a te, se sei timida la pioggia, la rugiada e la lavanda possono lasciare tracce di te.


                                                                                 


PROVARE Dopo aver capito la caratteristica fondamentale che distingue la tua personalità prova diverse fraganze sulla tua pelle perchè, come ho detto prima, il profumo agisce e cambia in base al Ph della pelle. Prova al massimo tre profumi alla volta per verificare esattamente la loro fragranza. Se carichi troppi odori insieme rischi di compromettere il risultato. Se puoi fai queste prove al mattino. L'olfatto reagisce meglio.




ISTRUZIONI PER L'USO L'hai trovato? Bene adesso non esagerare con l'uso. Un eccesso di profumo, per quanto delicato sia, rischia di nauseare anche il vicino eternamente raffreddato. Se sei una donna ti consiglio di utilizzare il profumo a gocce: due nei polsi, uno nell'incavo del collo, uno nell'incavo del decoltè. Se sei un uomo dietro i lobi delle orecchie e alla base del collo. Mai, per entrambi, passare le mani "profumate" sui capelli.






il colore giusto .....?






Adori portare il rossetto e mettere in risalto le tue labbra? Allora assicurati di trovare la tinta migliore per te, in modo da valorizzare il tuo sorriso e la tua carnagione, che deve armonizzarsi con il colore del rossetto.



Scegliere il colore di rossetto perfetto può sembrare molto difficile, ma in realtà è davvero semplice, soprattutto se conosci questo trucchetto favoloso per trovare il rossetto giusto.





Innanzitutto considera il colore del tuo incarnato: se hai la pelle chiara, scegli tinte come il rosa, il color vino, il malva e il color cappuccino. Se la tua carnagione è dorata opta per tonalità corallo, cannella, pesca e albicocca. Se la tua pelle è olivastra o scura per te sono ottimi il porpora, il rosso scuro, il marrone e il terracotta.



Una volta individuati i colori migliori per te, ecco un trucco facile facile per scegliere la tinta giusta. Al posto di provare il colore sul dorso della mano, stendi il tester al centro di un polpastrello: la punta delle dita, infatti, ha una versione più profonda del sottotono della tua pelle, e se il rossetto starà bene lì sicuramente starà bene anche sulle tue labbra.





baby doll

Che cos’è un’anima errante? È forse un angelo privo di ali, dimentico del Dio che l’ha creato? O forse è un demone, uno spirito maligno che si aggira sulla Terra per compiere il male? In realtà, un’anima errante non è angelo né demone; come afferma Boy, protagonista del romanzo di Sharon Carter Rogers, essa è qualcosa che Dio ha creato nel tempo libero e poi ha dimenticato ai confini della realtà, essere di carne e sangue che il mondo, però, non può vedere, salvo alcuni individui con cui si rende possibile instaurare uno speciale Legame, patto di sguardi che unisce l’anima errante all’essere umano e che durerà sino alla morte o all’instaurarsi di un nuovo Legame. In questo modo avviene il contatto tra Boy e Baby Doll, durante una fredda giornata di febbraio, quando l’anima errante giace vicino alla tomba del suo ultimo Legame e la ragazza accompagna il suo patrigno nel suo ultimo viaggio. Baby Doll ha vent’anni: è bella, dotata di grande cultura e vive in una casa che pullula di cameriere e guardie del corpo. Ma questa giovane donna che studia filosofia e ama la letteratura greca e latina è figlia adottiva di Charlie Murphy, capo di una potente organizzazione criminale. Priva dei genitori e privata dell’infanzia, questa ragazza a cui è stato rubato il passato, e che porta il nome di una bambola, conferisce all’anima errante che a lei si lega il nome Boy, ovvero ragazzo, appellativo anonimo, privo di identità, dato da una giovane alla ricerca della sua.
Poiché è nel nome che risiede il passato, ed è nel passato che risiedono le radici dell’anima umana, Baby Doll, grazie all’aiuto di Boy, riesce a ritrovare il suo nome, se stessa, e a comprendere la sua vera essenza, che ha nell’amore la sua naturale, originaria dimensione e vocazione. Ma, per giungere a questo, la ragazza deve portare a termine un piano difficile, che la costringe a scontrarsi con i vertici dell’organizzazione criminale del suo patrigno; deve inseguire ed essere inseguita; rischiare di uccidere e di essere uccisa, sino a scoprire la verità tanto anelata. Da questa giovane donna, impulsiva come una bambina ma coraggiosa come le migliori eroine dei romanzi, Boy capisce a sua volta cosa significhi essere un’anima errante; lui, né angelo né demone, diventa il deus ex machina di Baby Doll, l’angelo mandato da Dio per aiutare una fanciulla sola, anche lei errante, a trovare la strada del suo passato rubato.

Baby Doll

Baby Doll


Non è raro, leggendo la recensione di un romanzo, imbattersi in termini spesso abusati quali “avvincente” o “emozionante”. Ma cosa succede quando ci troviamo di fronte a una storia realmente avvincente? Quando questa riesce a suscitare emozioni nel lettore? Una storia, una bella storia, riesce ad esser tale quando per un lettore risulta difficile, diciamo pure doloroso, allontanarsi dal libro. È il “devo” di cui parla Stephen King in Misery, il diktat che ci impone di rimanere, di proseguire nella lettura a dispetto dei compiti a casa e delle faccende domestiche, il diktat che rischia di farci saltare la fermata quando siamo sull’autobus o che ci tiene svegli anche se il giorno dopo dovremo alzarci presto per andare a lavoro. Perché dobbiamo sapere come la storia andrà a finire, che succederà a quel personaggio che amiamo o detestiamo, se il finale sarà come immaginiamo o se ci aspetterà un inaspettato colpo di scena. Baby Doll è un romanzo che fa scattare nel lettore il piacevole diktat del “devo”. La trama riesce a unire sapientemente il mistero all’indagine, inseguimenti e sparatorie in stile gangster stories a toni più sommessi e romantici, senza mai cadere nel banale.
Gli stessi protagonisti crescono, acquistano spessore e complessità psicologica man mano che le vicende si infittiscono e a fine libro si nota con piacere come, soprattutto in Baby Doll, la scoperta della verità coincida con una piena maturazione interiore, come donna ma, soprattutto, come essere umano. L’elemento di maggior interesse nel romanzo della Rogers, infatti, è proprio l’acquisizione, da parte dei suoi personaggi, di una dimensione morale che non cede il passo a facili moralismi né appesantisce la lettura, sempre più gradevole con il proseguire della storia. Pubblicato nella collana Teens di Fanucci, è in realtà godibilissimo anche da lettori che hanno superato da tempo la loro adolescenza. Perché non si è mai troppo grandi per leggere una bella storia.

kasha raffin: sex and the city

kasha raffin: sex and the city: Dopo la rubrica ospitata sul New York Observer, a metà strada fra la soap opera, lo studio sociologico e il gossip, Candace Bushnell uni...

sex and the city




Dopo la rubrica ospitata sul New York Observer, a metà strada fra la soap opera, lo studio sociologico e il gossip, Candace Bushnell unisce tutto il corpus dei suoi articoli in un unico libro (ed. Mondadori, 2010) che ha ispirato, come tutti sappiamo, il famoso serial e ben due pellicole. Chi si aspetta le avventure di Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte, rimarrà però deluso. Le quattro tostissime eroine che combattono cinicamente contro l'altro sesso, alla ricerca di quella melassa chiamata "relazione a lungo termine e duratura", sono solo piccole schegge di un microcosmo ben definito all'interno del quale ci si scontra e confronta. Il libro ruota attorno a New York, a Manhattan, luogo di teatri, bar, sale da concerti, prime cinematografiche, piccoli bistro dove si incrocia un'umanità varia di artisti e imprenditori: musicisti in crisi, attrici frustrate, giovani fotomodelle in cerca di fortuna, più le quattro eroine che straordinariamente appaiono un po' qui e un po' lì. L'autrice dirige il vociare di una città insonne e il tourbillon di incontri con leggerezza, infilando fra le righe già brillanti qualche frecciata al veleno. Il libro scivola piacevole e senza pretese, se non quella di regalare un paio d'ore di divertimento. E in questo centra appieno l'obiettivo.



In sintesi
New York è il fulcro della storia. New York con i suoi grattaceli, ma soprattutto con la gente che cammina sui suoi marciapiedi, persone che non fanno altro che parlare, bere cocktail, andare a fare shopping, partecipare ai party più ambiti e inserirsi nel giro che conta. Ma che non riescono, proprio non riescono a trovare l'amore, perché ormai troppo nascosti sotto le barriere del loro cinismo, dietro strategie di potere oppure semplicemente troppo intellettuali per lasciarsi andare. Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte sono solo quattro tipiche donne statunitensi, che vivono dalla parte della nazione "che conta" e che disperatamente cercano… qualcuno.


L'autrice
Candace Bushnell, nasce a Glastonbury, il 1 dicembre 1958. Lasciata la Rice University, si butta nella vita notturna di New York, frequentando soprattutto lo Studio 54, nel tentativo di diventare attrice. Va tutto in fumo. Nel frattempo, trova lavoro in diverse riviste femminili come giornalista: Ladies Home Journal e Salf and Mademoiselle. Nel 1994, il New York Observer le propone di curare una rubrica dal titolo "Sex and the City", all'interno del quale racconta le sue avventure nella New York notturna. Gli articoli vengono poi raccolti in un libro che ispirerà l'omonimo telefilm della HBO con



 Sarah Jessica Parker come protagonista.

martedì 28 febbraio 2012

http://www.goppioncaffe.it/

IL MIO CAFFE PREFERITO E'



La nostra storia di famiglia inizia con Luigi, nel 1858 a Lughignano, paese sulla sponda destra del fiume Sile.
Assieme al figlio Pietro inizia anche la nostra storia di caffè: dentro agli ambienti che accoglievano l'attività di bar, trattoria, rivendita di alimentari, ufficio postale. Il centro del paese, insomma.
E sarà attraverso i suoi sei fratelli maschi, Angelo Giuseppe Giovanni Luigi Olivo e Ottorino, attraverso l'esperienza di vita di quattro di loro nei paesi di produzione del caffè, che il bisogno di lavorare ed insieme un'autentica passione diventeranno prima bottega artigianale nel centro di Treviso, poi, dopo la guerra quando anche l'industria del caffè in Italia raggiunge uno sviluppo notevolissimo, di laboratorio industriale.
Il buon lavoro diventa esperienza e l'esperienza un sistema produttivo. Così, all'inizio del 1960, nell'intento di mantenere fresco ed inalterato il prodotto, parte il primo sistema di impacchettamento in sottovuoto.

 






 

TRUCCO








Allora per truccarsi bene non occorre usare un trucco pesante e vistoso, anzi!
“il trucco c’è ma non si vede, dev’essere il vostro motto!”..le frasi e i commenti, dopo un po che avrete cominciato a truccarvi in modo perfetto saranno: “ma sei truccata?”, “Non sembra affatto che tu ti trucchi tutti i giorni” ecc..



Istruzioni

  • 1
    La prima cosa che dà forma e bellezza a un viso oltre che la sua forma è la carnagione.
    Nei libri di Jane Austen, e nella società del XIX secolo, avere un buon colorito era sinonimo di forma e salute e quindi anche di bellezza.E’ la prima cosa che viene menzionata nei ritratti di tutte le sue eroine nei romanzi più famosi.
    Quindi: sgombriamo la fronte con una fascia e puliamo bene il viso con un latte detergente, poi potremmo utilizzare uno di quei prodotti per controllare la regolazione del sebo (o semplicemente il sapone), così la pelle tira lievemente e sembra più tesa.A questo punto stendere un po di crema idratante evitando contorno occhi e naso.
    Aspettate 5-10 minuti.
  • 2
    Ora faremo la carnagione (nonchè forma del viso).Allora: il trucco è non usare il correttore, se c’è un brufolo meglio che si veda piuttosto che coprire tutto con un cm di cera.
    Prendere una spugnetta per stendere il fondotinta che dev’essere leggermente più chiaro della vostra carnagione e liquido.Metterne poco sulla spugnetta e ora picchiettare su tutto il viso, attenzione alla zona delle sopracciglia soprattutto per chi ha parecchi peli e la zona “basette” che alcune donne hanno più di altre (nel caso toglietele con le pinzette).
    Comunque il fondotinta mette in risalto un po la peluria quindi laddove questa vi dovesse essere, attenzione a picchiettare e metterne meno.
  • 3
    Poi:chi ha naso e bocca prominenti, stenderlo anche lì.Più uniformiamo il colore del viso meno si percepiscono le ombre e quindi la “profondità” di alcuni elementi (come prominenza naso e bocca ecc).
  • 4
    Ora stendiamo un velo di cipria, sopra al fondotinta.
    La cipria sopra al fonddotinta deve servire a creare un effetto MAT come se avessimo la pelle liscissima simile a porcellana.
  • 5



Ora con la matita nera ben ben temperata (punta fine e precisa) disegnamo i contorni dell’occhio tenendo sempre tirata la pelle della palpebra superiore mentre ci occupiamo di questa.disegnare una linea sottilissima a partire da 3-4 mm dopo il punto dell’occhio più vicino al naso fino a 2 mm oltre la fine (per accentuare un po il “taglio”), poi stenderla sotto (sempre da 4 o 5 mm più in là dell’inizio fino alla fine).
Poi sfumare col dito la parte di matita che sfora lateralmente (per dare un ombra scura ai lati dell’occhio-questo è il segreto della Gioconda e di tutti i ritratti di Leonardo!!Un’ombra diffusa e impercettibile all’esterno dell’occhio sulla tempia..dà espressione al viso!)
  • 6
    Poi con un pennellino da ombretto tenendo la palpebra tesa stendere l’ombretto:
    soluzione 1)ombretto grigio (street style):allora ombretto grigio con qualche cosa di metallizzato steso lungo la palpebra superiore proprio vicino alle ciglia, poco all’interno un po di più esternamente.
    Labbra:sopra al fondotinta un velo di fard e poi un rossetto trasparente color carne va più che bene.Poi prendere in bocca un pezzo di fazzoletto per toglierne un po.
    2)trucco alla cathrine zeta jones:prendete un ombretto marrone scuro non metallizzato, immaginando una linea orizzontale appena sopra alla palpebra mobile che va dal naso fino a 3-4 mm all’esterno dell’occhio:coprite di marrone l’area compresa tra la linea e le ciglia della palpebra superiore sfumando verso l’esterno.
    Poi ombretto marron glacè :usatelo come punto luce tra occhio e naso.
    Infine mettete il mascara soprattutto sulle ciglia esterne quelle che chiudono l’cchio all’eesterno le più vicine a quelle inferiori.
    Adesso il fard:dall’angolo bocca allo zigomo e che sia tonalità mattone.
    Mettetene anche sul contorno della mandibola per enfatizzarla .
    Fatto!
  •  

  • soluzione 3):angelina Jolie!Allora ombretto scuro sullapalpebra mobile (marrone o grigio chiaro) e stavolta fard rosato.Immaginate una linea che scende (obliqua) dall’inizio delle sopracciglia (vicino al naso) fino all’estremità dell’occhio esterna (vicino tempie) e ora immaginate una linea che congiunge il lato esterno della bocca con l’esterno dell’occhio.Bene ora col fard rosa spolverate lungo queste due direzioni (il fard in questo caso si usa sia sull’arcata sopraccigliare che sulle guance).
    Ora le labbra:matita rosa scuro per il contorno e gloss per le labbra!
    Da urlo!


http://www.calimero.com/






Il bambino e la stellina

C’era una volta un piccolo bambino, che nelle notti d’estate in braccio alla sua mamma, col nasino all’insù, guardava il cielo e le stelle che brillavano. Ad un tratto ne vide due che cominciarono a rincorrersi, giocare nel cielo e poi sparire.
Il bambino stupito e meravigliato sgranò gli occhioni ed esclamò: “ Mamma, ma anche le stelle giocano tra di loro?” E tutte le sere, quando scendeva la notte, non vedeva l’ora di andare a guardarle.
Un giorno però disse: “ Mamma, ma perché si rincorrono nel cielo e non scendono a giocare con me? Come possiamo prenderne una?”
E allungava la manina cercando di fermarle… ma loro birichine, quando stavano per essere prese, scappavano via.
Una stellina, piccola, udì le sue parole e volle scendere a giocare con lui…Ma ahimè, il viaggio era lungo e quando arrivò ormai era giorno.
“ Devo fare più in fretta” disse la stellina, “ altrimenti, quando arrivo non mi vede!”
Ma prova e riprova arrivava troppo tardi La stellina si disperava, ormai lei voleva bene al bambino, voleva giocare con lui, … ma era piccola e non poteva correre di più.
Un Angelo che passava di lì, la vide piangere e le disse: “ Aggrappati alle mie ali e io ti porterò”.
Ma arrivati sulla terra la stellina si accorse che non riusciva più a correre e giocare.
L‘Angelo allora prese dalle sue ali due piccole piume e le regalò alla stellina. “ Tieni, le disse, con queste potrai volare”.
Così lei volò dal bambino e giocarono insieme.
Allora, aiutate dagli Angeli, tante altre stelline vollero scendere sulla terra per far felici altri bambini, e nelle notti d’estate, quando si vedono tante piccole luci volare, accendersi e spegnersi nella notte sono le stelle che sono scese dal cielo per giocare.

Anno: 1944


IL PARTIGIANO



Fischia il vento e infuria la bufera,
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir.
A conquistare...

Ogni contrada è patria del ribelle,
ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle,
forte il cuor e il braccio nel colpir.
Nella notte...

Se ci coglie la crudele morte,
dura vendetta verrà dal partigian;
ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile e traditor.
Ormai sicura...

Cessa il vento, calma è la bufera,
torna a casa il fiero partigian,
sventolando la rossa sua bandiera;
vittoriosi, al fin liberi siam!
Sventolando...

Testo: Felice Cascione
Musica: sul tema russo "Katiuscia"
Anno: 1944



La corrente centrale della folla li derivò verso un assembramento di rossi: avevano issato un compagno su una specie di podio e lo invitavano, lo costringevano a cantare con una selvaggia pressione. Il ragazzo nicchiava, una fiera, tarchiata e grinning figura. Da intorno e sotto aumentarono le insistenze e quello allora intonò «Fischia il vento, infuria la bufera» nella versione russa, con una splendida voce di basso. Tutti erano calamitati a quel podio, anche gli azzurri, anche i civili, ad onta della oscura, istintiva ripugnanza per quella canzone così genuinamente, tremendamente russa. Ora il coro rosso la riprendeva, con una esasperazione fisica e vocale che risuonava come ciò che voleva essere ed intendere, la provocazione e la riduzione dei badogliani. L’antagonismo era al suo acme sotto il sole, il sudore si profondeva dalle nuche squadrate dei cantori. Poi il coro si spense per risorgere immediatamente in un selvaggio applauso, cui si mischiò un selvaggio sibilare degli azzurri, ma come un puro contributo a quell’ubriacante clamore. Qualche badogliano propose di contrattaccare con una loro propria canzone, ma gli azzurri, anche la truppa, erano troppo nonchalants e poi quale canzone potevano opporre, con un minimo di parità, a quel travolgente e loro proprio canto rosso? Disse Johnny ad Ettore che aveva ritrovato appena fuori della cintura rossa: - Essi hanno una canzone, e basta. Noi ne abbiamo troppe e nessuna. Quella loro canzone è tremenda. É una vera e propria arma contro i fascisti che noi, dobbiamo ammettere, non abbiamo nella nostra armeria. Fa impazzire i fascisti, mi dicono, a solo sentirla. Se la cantasse un neonato l’ammazzerebbero col cannone.

TORTA ROSA..







Ingredienti per: Torta Rosa

250 g. di farina 00

50 g. di amido di mais

200 g. di zucchero semolato

3 uova medie

200 ml. di latte

100 g. di burro fuso e freddo

1 bicchierino di Alchermes

1 bustina di lievito per dolci

1 bustina di vanillina

Procedimento

In una ciotola, con le fruste elettriche montare a crema le uova intere con lo zucchero, aggiungere a filo il burro fuso e freddo, poi il liquore e a cucchiaiate le farine già setacciate con il lievito e la vanillina, alternando con il latte.

Ottenuto un’impasto ben amalgamato e morbido, versare in uno stampo imburrato e infarinato, infornare già caldo per 30′ circa (fare la prova stecchino per la cottura).

Lasciare raffreddare su una gratella, dopo 15′ capovolgere il dolce per fare raffreddare bene anche il fondo della torta, affinchè non resti molliccio, spolverizzare con zucchero a velo.

NON SOLO VINO


                                                                                                                                                                                     





Patrizia Gallo Cagliero è nata a Torino nel 1969 e risiede a Barolo (CN). Laureata in lettere, collabora in qualità di giornalista pubblicista con alcune riviste piemontesi. Nel 2000 ha pubblicato insieme a Fabrizio Marchiani il romanzo Dentro lo specchio (Edizioni Erga, Genova).

Una giovane suora di clausura, il re Vittorio Emanuele II, una figlia illegittima nata dentro le fredde mura di un monastero e subito consegnata a una famiglia di contadini, Agnese, questo il nome della piccola, per molto tempo ignorerà di essere la figlia del re d'Italia, fino a che la verità le sarà rivelata e, inevitabilmente, la sua vita non sarà più la stessa. Tra fatti realmente accaduti e vicende immaginarie, in uno scenario suggestivo che spazia dal piccolo borgo di Barolo a sontuose tenute piemontesi, Patrizia Gallo Cagliero offre al lettore un romanzo storico in piena regola, che unisce sapientemente mezzo secolo di storia italiana a una vicenda tutta privata, ricca di fascino e di carica emotiva.




Anno: 2007
Imballo: 1 Bot. 0.50 L
Prezzo: EUR 10.89


Provenienza: Isola di Pantelleria
Uve: Moscato di Alessandria o Zibibbo
Vendemmia: Fine Agosto con successivo appassimento
Affinamento: Quattro mesi in bottiglia
Colore: Dorato con riflessi ambrati
Profumo: Intenso e persistente con sentore di fichi secchi, albicocche e miele
Sapore: Caldo, armonico e persistente
Grado alcolico: 15% vol.
Abbinamento: Ottimo con crostate di frutta o con formaggi a pasta dura
Temp. serv.: 10°-12° C.



La vendemmia alla fine di agosto ed il successivo appassimento delle uve donano a questo strepitoso vino liquoroso il suo caratteristico colore dorato con riflessi ambrati. Tra i suoi profumi intensi e molto persistenti si riconoscono sentori di albicocche, miele e fichi secchi. Esaltante in abbinamento a crostate di frutta e formaggi a pasta dura.






vino ... vinoooo


LA VITOVSKA

La Vitovska è un vitigno a bacca bianca diffuso nella provincia di Trieste e nella vicina Slovenia (nei territori che costituivano la provincia vera e propria di Trieste prima della seconda guerra mondiale). Il suo nome ha origini slovene, presumibilmente deriva dalla località di Vitolje.

Le epoche di germogliamento, fioritura e invaiatura sono medio-precoci. Il grappolo è di forma piramidale, alato, di media grandezza e compatto. L'acino è di forma sferica, di colore verde. la polpa è succosa e incolore, il sapore è neutro.
Dalle sue uve vinificate in bianco si produce un vino secco fresco dal profumo fruttato, vinoso, con sentore di pera William, talvolta anche di salvia. Il colore è giallo paglierino chiaro, il sapore leggermente acidulo e sapido, buon corpo.
In passato la Vitovska era usata principalmente in uvaggi con altre uve bianche locali, quale la Malvasia Istriana, recentemente alcuni produttori hanno "sperimentato" la vinificazione in purezza ottenendo dei risultati apprezzabili.
La Vitovska si accompagna bene con antipasti magri e a base di pesce.



LA MALVASIA ISTRIANA
  è un vitigno a bacca bianca molto diffuso al centro-nord sotto forma di varie uve che prendono il nome dalla regione di coltivazione. In Friuli Venezia Giulia e in alcune zone collinari del Veneto è molto diffusa la Malvasia Istriana.
La Malvasia I. è un vitigno molto antico la cui origine si fa risalire all'antica Grecia, nell'antica città di Monemvassia nel Peloponneso. Da qui si diffuse in tutto l'Adriatico soprattutto per opera della Repubblica Marinara di Venezia. Già alcune fonti del 1300 riportano la coltivazione della Malvasia in Istria.
Il grappolo della Malvasia Istriana è medio-grande e cilindrico o leggermente conico, spesso alato da mediamente compatto a leggermente spargolo. Gli acini sono rotondi dal colore giallo-dorato e dal sapore dolce e leggermente aromatico. La produzione è abbondante e leggermente tardiva. L'epoca di germogliamento è tardiva, media le epoche di fioritura ed invaiatura.
In Friuli le sue uve vengono vinificate in bianco con aggiunta di massimo 15% di vitigni a bacca bianca diversi a seconda della D.O.C. Il vino è di colore paglierino più o meno intenso. Il profumo è aromatico, caratteristico, o fruttato, armonico. Il gusto è asciutto, gradevole.
La Malvasia I. è solitamente un vino poco alcolico e leggermente aromatico e ciò lo rende una bevanda piacevole e dissentante in qualunque occasione.
Si accosta bene con piatti a base di pesce, prosciutto crudo di S. Daniele, risotti a base di verdura.

grazie

ringrazio i miei lettori del mio BLOG












 -Italia 168
-Stati Uniti 112
-Germania 50
-Federazione Russa 26
-Ucraina 10
-Canada 3
-Turchia 3
-Francia 1

finger food













Sono sicurissima che tutte le mie lettrici sanno che cos’è e certamente ne avranno organizzato al meno un paio nelle loro casa, però volevo, come vi dissi in un altro post, informare le mie lettrici che non hanno molto tempo da dedicare ai loro hobbyed alla lettura dei post del mio sito, poichè troppo impegnate, magari dal lavor.
Quindi volevo spiegarvi cos’è il Finger Food è solamente un buffet , ultima tendenza per l’arte degli inviti , che ti dà la possibilità di mangiare senza utilizzare le posate, quindi mangerai con l’aiuto delle tue dita manicaretti preparati da sgranocchiare in un solo boccone.
Quindi infrangiamo le regole del bon ton, anche se non è così, e mangiamo con le mani dagli antipasti al dolce, tutto in misure piccolissime , tartine, cremine,crostini, involtini, verdure, sfogliatine, insomma proprio di tutto.
L’importante recarsi nei negozi specializzati ed acquistare tutto l’occorrente inerente all’apparecchiatura che dovrà seguire le regole del Finger food e logicamente essere di misure ridotte per tutto.


http://www.mostardaluccini.com/






La mostarda Cremonese, o se preferite di Cremona, è unaspecialità tipica della Lombardia e, come suggerisce il nome stesso, della città di Cremona nota anche per il suo famoso torrone.
La particolarità di questa mostarda sta nel fatto che, al contrario delle altre preparazioni, viene preparata con della frutta mistalasciata pressoché intera o comunque tagliata in grossi pezzi.
In questo modo, con la presenza della senape, i due sapori, dolce della frutta e piccante della senape, si mischiano creando quel saporedolce ma leggermente piccante che caratterizza la mostarda di Cremona.
Le origini della mostarda di Cremona sono da ricercarsi in tempi antichi, nei vecchi monasteri del Cremonese dove, i pazienti monaciconfezionavano questa sorta di salsa per conservare al meglio la fruttaevitando che potesse andare a male.
In più, visto che durante l’inverno i monasteri restavano per lunghi periodi in isolamento senza nessun contatto col mondo esterno, la preparazione di questa salsa era anche un modo per assicurarsi delle conserveper l’inverno.
E visto che la mostarda si può mangiare quasi con ogni pietanza ed alimento, i monaci si assicuravano anche un ottimo condimento per le loro tavole.
Al giorno d’oggi la mostarda di Cremona è soprattutto un prodotto industriale ma, durante il periodo Natalizio, la si può trovare anche fresca nei negozietti tipici di gastronomia locale.


il mio farmaggio preferito

 

 

Come si produce Leerdammer ®

Eh già! Leerdammer è davvero buono, ma come si produce?

L’ingrediente base è il latte.
Ogni anno ne raccogliamo 680 milioni di kg da 1.725 fattorie nelle regioni di Schoonrewoerd e Dalfsen, dove si trovano gli stabilimenti.
Una volta raccolto, il latte viene testato e sottoposto a una lunga serie di trattamenti per eliminare sostanze nocive, garantire determinati standard qualitativi ed evitare l'uso di conservanti. Infine, per far depositare la caseina presente nel latte e ottenere la cagliata, massa solida che rapprendendosi espelle il siero, si aggiungono batteri lattici e caglio.

Il formaggio grezzo ottenuto viene quindi pressato nelle forme, salato e lasciato maturare per 12 giorni in depositi strutturati ad hoc. Qui, una corrente d'aria con temperatura e umidità costanti porta lentamente il formaggio al giusto grado di maturazione, mentre cure costanti garantiscono l'integrità delle forme e la qualità del prodotto finito.

E i buchi? E il suo sapore dolce, come si ottengono?
Semplicemente aggiungendo batteri propionici ai tradizionali batteri lattici. Da una parte questi batteri avviano un processo di fermentazione durante il quale si formano bollicine di anidride carbonica che unendosi creano i buchi. Dall'altra conferiscono a Leerdammer il sapore caratteristico: dolce e con un vago aroma di noci.
Che differenza c'è tra Emmental e Leerdammer ®?
Emmental è generalmente preparato con latte crudo. Leerdammer ® è prodotto con latte pastorizzato, ha un ciclo di maturazione e di cottura più brevi, le forme pesano circa 13 kg anziché 80, la pasta è più morbida e il sapore più delicato.






Leerdammer in cifre
  • 120 i litri di latte necessari a produrre una forma
  • 13 kg circa il suo peso
  • da 35 a 40 cm il diametro
  • da 1,5 a 3 cm la dimensione dei buchi
  • da 6 a 8 settimane la durata della stagionatura
  • 28,6% il contenuto di materie grasse
  • 17% i grassi di Leerdammer ® Lightlife
  • 1,4 % il sale
  • 373 Kcal il valore energetico di 100 gr
  • 28,3 gr le proteine
  • 916 i mg di calcio.

e poi..........

http://www.youtube.com/watch?v=Z9v2S3haySA&feature=fvst








E poi e poi
E poi sar come morire
Cadere gi non arrivare mai
E poi sar e poi sar come bruciare
Nell'inferno che imprigiona.
E se ti chiamo amore
Tu non ridere se ti chiamo amore.
E poi e poi
E poi sar come morire
La notte che, che non passa mai
E poi sar e poi sar come impazzire
In un vuoto che abbandona.
E se ti chiamo amore
Tu non ridere se ti chiamo amore.
Amore che non vola
Che ti sfiora il viso e ti abbandona
Amore che si chiede
Ti fa respirare e poi ti uccide
E poi e poi ti





dimentica
Ti libera e poi e poi
La notte che, che non passa mai
La notte che, che non passa mai.
E poi e poi
E poi sar come sparire
Nel vuoto che, che non smette mai
E poi sar e poi sar come morire
Se vorrai andare via.
Se ti chiamo amore
Tu non ridere se ti chiamo amore.
Amore che non vola
Che ti sfiora il viso e ti abbandona
Amore che si chiede amore che si spiega
Ti fa respirare e poi ti uccide
E poi e poi ti dimentica
Ti libera e poi e poi
La notte che, che non passa mai
La notte che, che non passa mai


IL TUNNEL E’ IL TUNNEL.





In questo periodo qualsiasi cosa si osservi intorno, ci fa sentire dentro a un tunnel del quale sembra impossibile riuscire a vedere la fine.
Non credo di essere l’unica sul pianeta a provare questa sgradevole sensazione, ma non per questo mi sento di provare un mezzo gaudio per il mal comune.
Al contrario ogni giorno, da ormai lungo tempo, non posso fare a meno di chiedermi come posso modificare questa condizione, se non per il pianeta, almeno per il mio piccolo mondo.
Anche se ci sono giorni in cui anche sollevare la forchetta per portare alla bocca il cibo mi richiede uno sforzo quasi intollerabile, c’è e continua ad esistere dentro di me una forza autonoma di reazione.
Più osservo l’accartocciarsi degli eventi e più mi si scatena dentro una reazione violenta (istinto di sopravvivenza?).
Ho sempre pensato che il subire non facesse parte della mia natura. Nonostante questo mi sono dovuta ricredere e osservare che nella vita invece, pur di ottenere consensi e approvazione ho accettato di subire tutto e più di tutto.
Ad oggi, davanti all’ineluttabile condizione generale della mia vita personale e del mondo al di fuori, mi accorgo che quel bisogno di approvazione e quella ricerca di consensi è venuta a mancare ( almeno in buona parte ) e sta salendo in superficie quella che ho sempre creduto essere la mia vera Natura. Qualcosa dentro di me si sta ribellando.
Oggi sento di poter dire quanto segue :
Accettare non significa subire, bensì prendere atto e agire di conseguenza.
Così come reagire, non significa agire.
La reazione è una conseguenza di eventi inaspettati, l’azione è figlia di una consapevole scelta. Non trovate che ci sia una bella differenza ???
Il tunnel è il tunnel e quando ci si è dentro cari miei, abbiamo voglia a cantarcela, dipingercela e suonarcela per renderla più colorata, digeribile o masticabile.
IL TUNNEL E’ IL TUNNEL.
Ma forse sarebbe il caso di chiederci : chi lo ha costruito sto cacchio di tunnel?
E quando diamine mi ci sono infilata? Ma soprattutto PERCHE’?
Fra le mille strade che potevo percorrere, perché ho scelto proprio questa?
Ma poi, l’ho scelta? Oppure mi sono distratta un pò troppo?
Che diamine stavo facendo invece di guidare?
Ero troppo impegnata a guardare il panorama?
O stavo cercando una stazione decente alla radio che mi sollevasse dal peso di una invadente Radio Maria onnipresente nell’etere?
O forse stavo combattendo l’ennesima battaglia con l’accendisigari che quando serve non funziona mai???
Un pò come quando si guida in autostrada e chiacchierando ( con il vivavoce ovviamente!) al cellulare con un’amica, ecco lì che vedete sfuggirvi il segnale dell’uscita utile per la vostra destinazione e vi beccate altri venticinque chilometri (quando va grassa ovviamente!) per l’uscita successiva per poi rientrare in autostrada dal verso opposto e tornare indietro lanciando improperi e ripromettendovi che per i successivi cinquanta chilometri cascasse il mondo guarderete solo la strada e a ciccia il telefonino!!!!
Fatto sta che qualsiasi sia il motivo per cui abbiamo imboccato sto accidenti di tunnel, ora ci siamo dentro e da lì uscite non ce ne sono, possiamo solo continuare a guidare, guardando avanti e sperando che da un chilometro all’altro compaia un barlume di luce all’orizzonte che ci indica che “Evviva ! Ci siamo!”.
Ma nel frattempo?
Qualcuno usa frasi del tipo: ci sei dentro? beh se non puoi uscirne arredalo!
Qualcuno trova questa battuta becera, io la trovo simpatica, ad una condizione però: che nell’arredarla non la si consideri la nostra “dimora” definitiva, ma semplicemente una “sistemazione provvisoria”.
Un pò come quando si va in vacanza in uno di quegli appartamenti in affitto in amene località di mare, dove lo squallore dell’abitazione in cui ci si ritrova e in cui l’arredamento di solito è rimediato dalla casa di chissà quale defunta nonna dei proprietari, è talmente distonico rispetto al panorama esterno con il mare verde giada, che si è portati a modificare l’appartamentino facendo l’impossibile per renderlo più armonico con noi stessi e il mondo fuori.
Quindi arrediamolo pure sto tunnel!
Coloriamo le pareti del nostro colore preferito ( di certo non preferito nel periodo in cui siamo giù per il fosso naturalmente!).
Appendiamo qualche quadro alle pareti, magari con qualche frase scritta da qualcuno che nella sua vita ne ha anche attraversati di tunnel, senza però restarci incastrato dentro a vita, che so tipo “qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. L’audacia ha in sé genio, potere e magia. Incomincia adesso. J.W.Goethe”.
Aumentiamo i punti luce artificiali: certo non saranno mai come la luce del sole che filtra dalle nostre finestre e ci bacia sulla fronte, ma renderà meno angusto lo spazio ristretto dentro al quale siamo o ci sentiamo per il momento “costretti” a permanere e renderà quello che per noi è buio totale, tollerabile! Vanno bene anche un mare di candele se non volete sprecare energia elettrica ( visto il momento topico per le risorse del pianeta!!
Creiamo una colonna sonora che renda ogni “chilometro” degno di essere ricordato.
Smettiamo di pensare a quella caspita di fine tunnel che è impossibile da vedere, anche perché la cosa buffa è che potrebbe essere proprio dietro la prossima curva, chi può dirlo? Di certo non sapremo goderne nel momento in cui comparirà, perché ci siamo talmente triturati nel pensare che non sarebbe mai arrivata che al momento giusto non avremo energia sufficiente per apprezzare il momento tanto desiderato.
Ma poi, detto fra noi, è desiderato veramente?
Eh si!!!!
Perché alla fine di tutta questa TIRITERA, la risposta alla domanda “COME USCIRE DAL TUNNEL?” è una sola : DESIDERATELO CON TUTTI VOI STESSI!