kasha raffin fierek

sabato 11 febbraio 2012

Per lottare contro l'inverno, cosa c'è di meglio di una fonduta o di una bella polenta concia? Infatti, siamo in molti a ritenere che mangiare piatti più ricchi permette di proteggersi dal freddo.




Chi di noi non ha mai sentito dire che mangiare piatti più ricchi in inverno permette di riscaldarsi? La lotta contro il freddo richiede di assumere un maggior numero di calorie? Secondo il parere di Béatrice Benavent Marco, no.
"Questa credenza popolare non è più veramente giustificata nelle nostre società moderne. Storicamente, gli uomini non sono mai stati così tanto armati contro il freddo come lo siamo oggi e per loro nutrirsi più del normale permetteva di creare riserve a cui il corpo poteva attingere in caso di necessità. Ma oggi tutto questo non è più di attualità perché non siamo più esposti nello stesso modo al freddo, perlomeno alle nostre latitudini".



Come si riscalda il corpo


Che faccia vento o che nevichi, che faccia un caldo tropicale o un caldo secco, la temperatura del nostro corpo deve aggirarsi intorno ai 37 C. Questa capacità del nostro organismo di mantenere la temperatura interna, qualunque siano le condizioni climatiche esterne, è detta termoregolazione. Se fa freddo, il corpo deve produrre calore: si parla, in questo caso, di termogenesi. Per raggiungere questa condizione, il corpo dispone di meccanismi muscolari o metabolici.
Se rimani immobile per un po" nel freddo, inizi a rabbrividire molto velocemente. Questo riflesso messo in atto dall'organismo permette di produrre calore. I brividi aumentano l'attività muscolare, producendo così calore. Parallelamente a questo, i vasi si contraggono (vasocostrizione) per evitare che questo calore non si disperda. Le "estremità" sono spesso più fredde del resto del corpo perché il sangue è condotto principalmente agli organi interni.
Parallelamente, il metabolismo si attiva per produrre più energia, quindi più calore. Ad esempio, l'esposizione al freddo stimola la liberazione di un ormone chiamato noradrenalina o norepinefrina, che potenzia l'attività metabolica, facendo al tempo stesso aumentare la produzione di calore.

Per produrre energia e, dunque, calore, l'organismo cerca di utilizzare le riserve di zuccheri. "È solo quando l'organismo avrà esaurito le risorse di glucosio che inizierà ad attaccarsi ai grassi", puntualizza la nutrizionista.
Infatti, riesce, attraverso un meccanismo chiamato gluconeogenesi o neoglucogenesi, a produrre glucosio a partire da fonti lipidiche. Ma questo meccanismo interviene solo tardivamente, ad esempio in caso di digiuno o di esposizione prolungata al freddo, almeno 6 o 7 ore di fila".




Nessun commento: