Finiti gli scritti, già so di aver avuto un buon voto, ripasso per l’ennesima volta le materie d’ esame.
Sono al tavolo del soggiorno, lo preferisco se i miei genitori non sono in casa e, del resto, non ci sono quasi mai, ciascuno con il proprio lavoro o i propri impegni.
All’altro capo dello stesso tavolo, è seduta mia nonna. Sta in silenzio per non disturbarmi. A volte, leggo a voce alta e lei mi ascolta. Ha ancora una stupenda memoria e assimila velocemente. Così succede che, dopo, possa ripeterle, con parole mie, l’argomento studiato. Interviene soltanto quando ho dimenticato qualche particolare importante.
C’è quest’intesa fra noi fin dal tempo della mia infanzia. E’ una costante nella mia vita, la nonna.
Ogni mattina, percorreva a piedi il tratto di strada che la divideva da casa nostra, la mamma prima di uscire le dava le consegne. Ho fermo nella mente il viso della nonna, così com’era allora, china su di me, a parlarmi con quella sua voce dolce e cristallina, quella che ancora oggi le è rimasta, che somiglia alla mia, tanto è vero che, se risponde al telefono, a volte la scambiano per me.
Da lei ho preso l’amore per la lettura. Mi raccontava favole o me le leggeva, sapeva anche inventarne e mi spronava a volte a crearle con lei.
Dopo la morte del nonno, tre anni fa, fisicamente ha avuto un crollo, improvvisamente è invecchiata, è diventata fragile.
So che mia madre adesso pensa che la sua mente non sia più la stessa e mio padre, il figlio, non sa difenderla abbastanza.
Vive con noi, perché l’hanno convinta a vendere la sua casa, quella dove era vissuta da dopo sposata. Non so bene che fine abbia fatto una parte del denaro della vendita: credo che i miei avessero, al momento, qualche problema economico.
Non ho idea di quanto sia rimasto alla nonna. So che lei conta sui propri risparmi per le esigenze della sua vecchiaia.
<<Spero di non invalidarmi mai >> le ho sentito dire a mia madre << ma se accadesse, ho quanto basta per provvedere, poi c’è la mia pensione… >>.
Ogni tanto quel discorso torna fra loro. Non ne conosco il motivo, non voglio saperlo: c’è insofferenza nella voce di mia madre, specie ora che si è fissata che la suocera non abbia più la mente lucida.
<< Perché mi stai guardando? >> chiede adesso la nonna
<< Perché sei bella, nonna >>.
Lei si schernisce, toccando il reticolato di rughe sul suo viso.
<< Ma dai… sembro una carta pecora… Ero bella tanto tempo fa >>.
Ha gli occhi azzurri e straordinariamente limpidi, non ha conservato però l’antica fierezza nello sguardo. Ha, ora, piuttosto, ritrovato l’ingenua innocenza dell’infanzia.
<< Ti disturbo nonna, se leggo a voce alta? >>.
<< Anzi, mi fai piacere. Così mi rinfreschi la memoria, sai che le scienze erano la mia materia preferita? >>.
Io ripenso a certi discorsi ascoltati quasi per caso, l’altra domenica, quando la nonna era andata alla messa con una vicina di casa, anziana quanto lei.
<< Ora non dirmi che rinunciamo alle vacanze per stare dietro a tua madre >> diceva la mamma.
<< Non abbiamo mai rinunciato alle vacanze per mia madre. Per le ferie, siamo sempre andati fuori >>.
<< Ma adesso non è più così in grado di stare da sola. Intanto, per via del cuore, poi per la testa. L’altro giorno s’è scordata la pentola sul fuoco, è finita l’acqua e… per fortuna che me ne sono accorta >>.
<< E quindi cosa proporresti?>>.
<< Ci sono certi soggiorni vacanza per anziani… >>.
Mi torna in mente una fiaba che la nonna mi raccontava quando ero bambina. Dovrebbe essere tibetana. Ha una morale che, adesso, mi suona profetica. Narra di un nonno che vive in casa con il figlio, la nuora e un nipote adolescente.
<< Il nonno non è più in grado di lavorare e quindi sostentarsi, inoltre, non è più autosufficiente >>.
Le lamentele della nuora sono tante e il marito l’asseconda, solo il nipote lo difende a spada tratta, zittito dal padre.
Il ragazzo, origliando, scoprirà che il padre progetta di abbandonare il vecchio genitore lontano da casa. Intende lasciarlo sotto un albero, in una strada di campagna, nei pressi di una grande città, dove passano molti viandanti: potrà vivere di elemosina.
Di nuovo, il ragazzino tenta di intervenire, protestando a gran voce, ma niente da fare.
Pochi giorni dopo, il padre torna a casa con una grossa cesta acquistata al mercato e dice al nonno: << Ti porterò con me in città, ma sarà più facile portarti a spalla se entri nella cesta. Ti farò uscire quando saremo là. Così avrai modo di distrarti e vedere posti nuovi >>.
Il vecchio sembra molto contento, non suppone l’inganno. Il nipote ha il cuore che si schianta perché ama molto suo nonno, ma non ha né la forza, né l’autorità di mettersi contro il padre.
Però, appena quello si avvia con il nonno nella cesta sulle spalle e sta allontanandosi lungo la strada, lo rincorre e gli grida:
<< Ricordati di riportare a casa la cesta! >>.
L’uomo si ferma, sorpreso e domanda: << Perché mai? >>.
<< Perché potrà servirmi quando sarai vecchio tu >>.
Ebbene, il padre riflette e torna indietro. Il messaggio ha colpito giusto là, dove doveva colpire".
Proprio non riesco a seguire gli appunti sotto gli occhi. Guardo la nonna e seguito a riflettere. Immagino quando, davvero, non sarà più autosufficiente, mi domando quale pretesto studieranno per portamela via. Troverò un modo convincente per impedirlo?
Ho voglia di fuggire e nascondermi con lei in qualche luogo lontano. Ma intanto la mia voce seguita a leggere, incolore, senza riuscire a fermare i concetti. Mi sento vile e misera, oltre che impotente. La nonna invece mi ascolta con attenzione e, dal movimento impercettibile delle sue labbra, capisco che ripete, fra sé, le mie parole.
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