kasha raffin fierek

lunedì 19 marzo 2012

creativa.




L'uso estremamente comune della parola creatività crea problema e imbarazzo. Essa, infatti, non possiede un significato chiaro e univoco, è una voce impiegata in molteplici contesti anche a scopi difformi. Melucci, rilevando un'interessante trasformazione nell'uso di tale termine nota infatti che: "La parola creatività compare nei dizionari alla fine del secolo scorso, ma rimane confinata al linguaggio degli specialisti"[1]. Su un altro versante, però, lo stesso autore fa notare che oggi la parola creatività e l'aggettivo "creativo" ricorrono di sovente nell'uso non specialistico della conversazione quotidiana: "Il discorso dei media riflette e alimenta questa diffusione parlando ormai di creatività in cucina, in giardino, nell'abbigliamento, nei rapporti di coppia, nell'educazione dei figli, nel lavoro e nel tempo libero"[2].
Se poi ci si riferisce alle teorie e alle ricerche sulla creatività, in senso stretto, si può scoprire che il significato e l'impiego plurimo del termine non scompare. A questo proposito Trombetta[3], ad esempio, sostiene che "nel descrivere la creatività e nell'analizzare i processi psicologici che la sostengono e la esplicitano, ci si può riferire [..] o al pensiero creativo o alla persona creativa", ma che la ricerca psicologica è ricchissima di "sfaccettature" e di "angolature", con cui è possibile affrontare anche uno solo di questi temi .

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