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lunedì 19 marzo 2012

sapori ...odori



Quando lo zucchero nel nostro corpo diminuisce, il cervello «va in tilt» cominciando a desiderare ardentemente il cibo, soprattutto il cervello degli individui obesi. Meglio quindi evitare di “affamarsi” perché ciò produrrebbe una sorta di “effetto abbuffata”. Lo dimostra uno studio condotto da Rajita Sinha della Yale University e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation. Gli esperti hanno visto che quando il cervello va in carenza di zucchero la corteccia prefrontale, sede di autocontrollo e ragionamento, perde la capacità di tenere a bada i “circuiti del desiderio”, dove nascono le sensazioni di piacere; tali centri nervosi, per esempio lo striato, non più frenati dalla corteccia, si iperattivano alimentando la voglia irresistibile di cibo. Secondo i ricercatori nelle persone obese questo meccanismo risulta addirittura accentuato, suggerendo una ragione per cui per loro è ancora più difficile resistere alle tentazioni. Questo fattore però non deve diventare un “alibi” dietro il quale nascondersi; la comprensione di determinati meccanismi fisiologici come questo veicola sicuramente una più corretta informazione per ciò che concerne l’aspetto nutrizionale. Nel cervello in carenza di zucchero si attiva infatti l’ipotalamo, centro che controlla l’appetito, e contemporaneamente si riduce l’attività della corteccia prefrontale, l’area dell’autocontrollo. A ciò corrisponde l’intensa attivazione dei centri del piacere (tra cui lo striato), guidati dall’impulso, che a quel punto sono a briglia sciolta. È la loro attivazione che determina il desiderio, talvolta eccessivo, di cibo, ed è probabile che se qualcuno di questi circuiti perde il controllo diventi più difficile resistere alle tentazioni. Tutto ciò ci porta a comprendere che se si vogliono evitare degli insani eccessi alimentari, si deve seguire una corretta alimentazione che ci porti a consumare cibo almeno in cinque diversi momenti nel corso della giornata; magari monitorati da un bravo specialista.

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